La Teoria delle Cinque Ferite dell’Anima

Che cos è la Teoria delle Cinque Ferite?

La teoria delle cinque ferite dell’anima nasce negli anni ’90, quando la canadese Lise Bourbeau pubblica il suo libro “Le 5 Ferite e come guarirle”.

Lo spunto per la teoria delle cinque ferite Lise lo prende dello psichiatra e psicologo greco John Pierrakos, fondatore e creatore della Core Energetica, infatti è il primo che
individua le cinque ferite dell’anima e relative maschere. Lise decide di far sua questa teoria, modificandola in alcune piccole cose e sperimentandola non solo sugli altri, ma soprattutto su di sé.  L’autrice giunge quindi alla conclusione che tutti siamo vittime delle ferite dell’anima, ma non tutti ne abbiamo 5 da sanare.

Le ferite dell’anima secondo un ordine temporale, ovvero in funzione a quale età nella nostra vita si attivano, sono:

  1. Ferita del Rifiuto.
  2. Ferita dell’Abbandono.
  3. Ferita dell’Umiliazione.
  4. Ferita del Tradimento.
  5. Ferita dell’Ingiustizia.

Affiancate alle ferite dell’anima c’è il concetto di Maschera, questo è un concetto psicologico secondo cui la mente dell’essere umano crea una maschera per difendersi
dai traumi subiti. Ne derivano nella persona dei comportamenti di cui spesso neanche ce ne rendiamo conto, ma che ci permettono di sopravvivere nella nostra vita quotidiana, senza soffrire costantemente dei torti subiti.

Le maschere corrispondenti a ciascuna delle cinque ferite secondo Bourbeau sono:

  1. Ferita del Rifiuto: Il Fuggitivo.
  2. Ferita dell’Abbandono: Il Dipendente.
  3. Ferita dell’umiliazione: Il Masochista.
  4. Ferita del Tradimento: Il Controllore.
  5. Ferita dell’Ingiustizia: Il Rigido.

Quando il bambino viene al mondo è per tutto dipendente dall’accudimento di un adulto, solitamente la madre.

Questa condizione genera in lui un’istintiva propensione a garantirsi la sopravvivenza sviluppando l’attitudine dell’attaccamento verso coloro che gli possono garantire il soddisfacimento dei propri bisogni primari di nutrimento, protezione, accudimento e affetto.

Durante la prima infanzia possono accadere alcuni episodi che vengono percepiti minacciosi per la sua sicurezza dal bambino, qui si innesca la paura di perdere la connessione con l’adulto che gli garantisce sopravvivenza e affetto. Così già in tenerissima età il bambino cerca di adeguarsi, sviluppando delle maschere che si porterà dietro per il resto della sua esistenza. Tutte le esperienze che provocano una particolare sofferenza psichica ed emozionale, danno luogo nel bambino a quello che sovente vengono definite “ferite emozionali”.

Ecco che quindi avere la possibilità di risanare queste ferite, attraverso la conoscenza del nostro passato, ci permette di vivere liberamente il presente e fare grandi passi verso
un futuro migliore. Tutte le ferite che noi abbiamo dell’Anima, sembra che siamo stati attrezzati per dimenticarci che abbiamo questa ferita. La consapevolezza cambia tutto, attraverso la conoscenza di noi stessi cambia la percezione che ne deriva dalle cose, possiamo così cambiare il nostro atteggiamento verso il mondo in cui viviamo. Se non abbiamo la forza di curare le nostre ferite, queste non guariranno mai e ci ritroveremo a persistere nelle solite situazioni, come in un circolo vizioso. Quando è l’ego che entra in scena noi dobbiamo riuscire a riprendere il controllo.

La chiave per affrontare tutto questo è l’amore incondizionato per noi stessi, capire che come esseri umani non siamo perfetti, nonostante i nostri difetti dobbiamo imparare ad
amarci e accettarci per ciò che siamo. Quindi: datti il diritto di essere ciò che realmente sei e amati più di chiunque altro e vedrai che queste ferite a poco a poco si rimargineranno!

Concludo con una poesia del poeta svedese Hjalmar Sòderberg:

Tutti vogliono essere amati,
se questo non accade, essere ammirati,
se questo non accade, essere temuti,
se questo non accade, essere odiati e disprezzati.
Vogliamo risvegliare un’emozione
nell’altro, quale che sia.
L’anima rabbrividisce davanti al vuoto
e cerca il contatto a qualsiasi prezzo.

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